Pinewood Smile

The Darkness

Pinewood Smile

Cooking Vinyl/Edel
Release date: 6 ottobre 2017

All The Pretty Girls

Prima canzone svelata del nuovo album Pinewood Smile che, pur essendo una delle mie preferite, non ne rappresenta appieno il contenuto. Brano immediato, tipicamente in linea con le migliori canzoni che hanno reso i The Darkness quello che sono, non sicuramente innovativo ma gradevole e che si fa ascoltare e riascoltare. Riff molto hard rock, ritornello che sale subito in testa con bellissimi falsetti e testo piacevolmente ammiccante sul tema della diretta proporzionalità tra successo musicale ed in campo femminile. Il tipico pezzo da lanciare come singolo perché la gente cominci a parlare. The boys are back in town. 7/10

Buccaneers Of Hispaniola

Dopo la prima traccia che canta l'immortale triade di sesso, droga e rock'n'roll, si ritorna su tematiche storiche (già care alla precedente uscita discografica) con i bucanieri che infestavano le coste di Hispaniola, isola delle Antille che tra il XVI e il XVII secolo era letteralmente invasa da orde di pirati. Già eseguita dal vivo in alcuni concerti durante l'anno, e quindi non proprio una novità, si conferma come uno dei punti alti del disco con il suo ritmo trascinante e l'atmosfera evocativa, tipici del miglior songwriting della band. Acuti, sovraincisioni e tante note veloci, senza dimenticare i caratteristici vocalizzi di Justin che impreziosiscono il tutto: ciò che veramente ci aspettavamo di sentire. 7,5/10

Solid Gold

Ingresso di Dan abrasivo scandito dal charleston di Rufus a preludere l'ingresso di Justin e Frankie. Atmosfera gradevole sin dall'inizio, che lascia trapelare la sfrontatezza dei contenuti e l'atteggiamento consapevole e oltraggioso della band che, in questo brano, attacca il mondo delle case discografiche. Ascoltandolo non si fatica ad immaginare un Justin Hawkins proteso di petto in avanti sul palco scuotendo le spalle alla folla e pavoneggiandosi come il sovrano del palco e del mondo del rock. No! Non finiremo mai di ca@#@re fuori lingotti d'oro!!! Anche questo brano non innovativo, in linea con sonorità alla “every body have a good time” ma a noi piace! Tanto. 8/10

Southern Trains

Scritto proprio per l'insoddisfazione verso il servizio ferroviario inglese, i cui ritardi a quanto pare non si discostano da quelli tipicamente italiani, Southern Trains è un pezzo di classico stampo hard rock, breve ed intenso, il cui messaggio va dritto al punto e non la manda raccontare ("F*ck You Southern Trains"). Peccato però che non convinca pienamente. Il riff che esce dalle dita di Dan non è tanto originale, ma fa comunque il suo dovere sul solido comparto ritmico di Rufus e Frankie. Justin recita magistralmente la strofa in un range vocale umano, colorando però il tutto con controcanti in falsetto che arrivano alle stelle. Anche qui come in tutto l'album prevalgono i cori. Diretti e rabbiosi che trasudano anni '80 nel ritornello; più delicati, e in puro stile Queen, nel bridge che precede il breve assolo di chitarra. Il vero problema, che purtroppo affligge tutto il disco, è la produzione. I suoni non sono all'altezza dei pezzi, le chitarre non sono abbastanza aggressive, e per quanto i livelli di One Way Ticket to Hell ...and Back fossero esagerati, quel sound è soltanto un bel ricordo... 6,5/10

Why Don't The Beautiful Cry?

Sarà la presenza di un Taylor nella band, saranno i ben noti volti tatuati sul dorso delle dita di Justin ma questo, come altri brani di Pinewood Smile lasciano spazio a quel sentore di veder apparire un solo di Brian May da un momento all'altro. Indiscussa l'influenza che i Queen hanno avuto su Justin Hawkins che personalmente ritengo stia, con la maturità, sempre di più avvicinandosi a quel gusto musicale in fase compositiva. Il brano lascia alle prime battute un po' straniti per sonorità scarne e quasi troppo poco articolate ma immediatamente dopo acquisisce una freschezza e piacevolezza non indifferenti e vi ritroverete, prima della fine dei 3.37 minuti di musica a canticchiare il ritornello come fosse il più noto dei tormentoni estivi. Canzone decisamente piacevole, persistente ed emotivamente rallegrante. 8/10

Japanese Prisoners Of Love

Già dalle prime note Si sente subito il grande contribuito portato da Rufus Tiger Taylor allo stile della band. Il battito cardiaco si adatta al ritmo con cui il giovane batterista scandisce il tempo con le sue bacchette sulla batteria. Vorticoso, travolgente, veloce e potente. Inevitabilmente lo stile ricorda molto il sound queeniano. Subito entra in gioco il riconoscibilissimo stile di Dan che con la sua chitarra si lega perfettamente al ritmo imposto da Ru ed ecco il nostro Justin che con la sua voce acutissima si unisce in questa canzone per portarci in una storia impegnativa che denuncia lo sfruttamento delle prostituzione. 7/10

Lay Down With Me, Barbara

Il brano che non ti aspetti. Ci troviamo di fronte ad una ballata romantica, con sonorità mai affrontate dalla Band. Il brano è sensuale ed avvolgente, durante il ritornello, apparire in modo garbato ma incisivo il sound che spesso ci accompagna, intorno a metà brano appare l'harmonizer che permette di aggiungere note processandole. Un pezzo che probabilmente mai troveremo live, se non in versione acustica. Comunque imperdibile. 9/10

I Wish I Was In Heaven

Brano di passaggio, senza alcuna nota distintiva eclatante, il testo richiama l'amore e la morte, risulta essere di buona introduzione al brano successive. Grazie alla batteria di Rufus e gli acuti di Justin raggiunge la sufficienza. 6/10

Happiness

Un brano quasi pop anni '60 irrompe quasi in coda all'album. Gabbiani che strillano, bimbi che giocano in spiaggia e Justin con una sua classica voce cupa che gli sgrida, è così che inizia e si conclude il pezzo. Toni semplici, solari e inusuali, quasi da tormentone estivo che invitano a cantare il ritornello e a intonare: “Repeat after me: I love you! I love you”. Un po' di leggerezza ci voleva. 7/10

Stampede Of Love

Sorprende invece la scelta di chiudere l'album con la dolcissima country ballad “Stampede Of Love”, stile che certo non appartiene al gruppo ma appunto per questo sorprende piacevolmente, poiché già dopo il primo ascolto ci si ritrova inconsciamente a fischiettarla. Troviamo Rufus in veste di cantante, la sua voce ci appassiona, altro brano che troveremo probabilmente live ma solo in acustico. 8/10

Conclusione

Il nostro giudizio complessivo sull'album si attesta ad un 8/10, ci sono ottimi pezzi, purtroppo però alcuni non sono elettrizzanti. Aspettarsi track che si avvicinano al fantastico “Permission To Land” è sicuramente sbagliato, i nostri artisti sono maturati e cambiati rispetto agli esordi. La produzione musicale di conseguenza risulta diversa. Ci sono sicuramente i presupposti per grandi nuovi pezzi da suonare live! È come se sentissero la pressione di restare sempre presenti in un ambito temporale che non li releghi all'oblio, nell'attesa di fare o un incredibile salto di qualità e quindi tornare ad essere una Band formidale invece che una grande Band come sono, e quindi cerchino di restare sempre nel circuito per non farsi dimenticare in attesa magari di tempi migliori. Questa urgenza di produrre musica magari un po' li distrae da ispirazioni che portino a qualche vero colpo di genio.

Ricordando che comunque si tratta di una band che si esprime in modo eccellente sul palco, l'invito è di fare il possibile per andare a vederli dal vivo. I The Darkness sono infatti in tournée per la promozione di “Pinewood Smile”, e saranno a breve in Italia, di ritorno dopo la data estiva dello scorso Luglio a Legnano - Rugbysound, con spettacoli che si terranno a Milano (8 Novembre – Alcatraz), a Roma (il 9, Orion Club) e a Nonantola – MO- (il 10 Novembre al Vox Club).

Stefania, Cristiano, Aurora e Filippo.

Ringraziamo la casa discografica Cooking Vinyl / Edel Italy e l’agenzia di promozione Ja La Media Activities.

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